Vivere per scrivere by Enrico Franceschini

Vivere per scrivere by Enrico Franceschini

autore:Enrico Franceschini
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-01-24T05:00:00+00:00


1 Circa 9.000 sterline l’anno.

2 Un giornalista che dirige una rivista d’arredamento.

Howard Jacobson

Si possono ancora scrivere romanzi che non siano cinquanta sfumature di sesso, noir svedesi, storie di vampiri, rivisitazioni dell’Inghilterra Tudor, confessioni di vite stravaganti o libri di cucina mascherati? È il dubbio che assilla Guy Ableman, scrittore ebreo inglese di mezza età la cui carriera sembra essersi arenata, deluso da un editore secondo cui la carta è totalmente obsoleta, dominato da una moglie che aspira a fargli concorrenza e attratto dal desiderio di portarsi a letto la suocera. Avete letto bene: la suocera. In Prendete mia suocera, Howard Jacobson, vincitore nel 2010 del Booker Prize, il più prestigioso premio letterario britannico, oscilla tra la commedia erotica e l’ironica denuncia dello stato della letteratura contemporanea, prigioniera del marketing, dei cliché, delle mode. «Quando uno scrittore scrive di scrittura, è nei pasticci», ammette per primo il suo protagonista. Ma in questo caso il suo stesso autore lo smentisce, dando alle stampe un romanzo avvincente, divertente e provocatorio, accolto dalla critica del suo paese come una dichiarazione d’amore alle donne, alla narrativa, all’umorismo, e già tradotto con successo in m-ezza Europa. «Il problema non è che nessuno scrive più buoni romanzi», si schermisce Jacobson. «Il problema è che nessuno sembra avere più voglia di leggerli».

La prima domanda non ha a che fare con lo stato della letteratura, ma con la suocera, figura classica della cultura italiana e anche di quella ebraica. È davvero possibile innamorarsene? C’è qualcosa di suo nell’ossessione del protagonista?

«Mi spiace deluderla: niente di autobiografico. La mia attuale suocera ha 101 anni, quindi è fuori discussione. Mi sono sposato tre volte e talvolta penso di avere avuto più fortuna con le suocere che con le mogli, ma innamorarsene è un altro discorso. Immaginare una love story con la suocera, tuttavia, mi ha permesso di capovolgere i luoghi comuni e le battutacce che circolano da sempre in questo campo. E poi volevo scrivere del fascino che può avere la donna matura. E della rivalità madri-figlie. E del disperato tentativo di fare qualcosa di scioccante in un’epoca che rifiuta di lasciarsi scioccare».

L’altro grande amore del suo protagonista è il romanzo. Il ‘vero’ romanzo, non la forma commerciale che così spesso occupa le classifiche dei best seller. È diventato più difficile scrivere romanzi di questo tipo?

«Sì, è diventato più difficile. Lo è sempre stato, anche ai tempi di Joyce e Conrad, ma dobbiamo riconoscere che la pressione commerciale è cresciuta, è sempre più forte, sofisticata e agguerrita, e rammaricarcene. Beninteso, ogni scrittore desidera il successo commerciale. Ma vorrebbe ottenerlo per quello che scrive, non perché dà ai lettori ciò che gli suggerisce il marketing».

Dal suo romanzo emerge la nostalgia per il tempo in cui i libri erano ‘fonte di saggezza’. Fa venire in mente Midnight in Paris di Woody Allen: siamo condannati a vivere in un’era di progressi tecnologici e inarrestabile declino artistico?

«In realtà non c’è mai stata un’epoca in cui la vita non sembrasse culturalmente o moralmente in declino. Credere che siamo in declino è una necessità umana.



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